L’AVVOCATO FRANCO GRECO INTERVIENE SUGLI ARRESTI ECCELLENTI: IL DOTTOR GIORDANO E’ STATO SEMPRE VIGILE E SUPER PARTES DAVANTI A DUE FAZIONI CONTRAPPOSTE DI MAGISTRATI, AVVOCATI E POLITICI
Nota dell’avvocato Franco Greco al Procuratore capo di Siracusa, dottor Giordano, inviata per conoscenza al Consiglio superiore della magistratura. Greco, più volte parlamentare della Repubblica, dice con franchezza il suo pensiero sulla vicenda dei veleni nella procura di Siracusa, vicenda che ha condotto agli arresti eccellenti dei giorni scorsi. Scrive l’avvocato Greco al dottor Giordano:
Ill.mo Signor Procuratore, mi riferisco al noto procedimento penale instaurato dalla Procura della Repubblica di Messina (RGNR 4179/15), culminato con l’emissione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali contro avvocati, faccendieri e perfino taluni Magistrati già addetti all’Ufficio da Ella diretto. Non Le nascondo il mio più vivo rammarico e rincrescimento per quanto occorso alla città, ahimè, ancora una volta, assorta agli onori delle cronache nazionali per le nefandezze che si annidano in tutti i settori dell’Amministrazione della res publica. Tali turpitudini mi feriscono in modo particolarmente grave, rendendo vane le battaglie intraprese nel corso dell’intera mia vita professionale e politica per rendere un po’ meglio il nostro paese e la nostra terra di Sicilia in particolare. Ho tentato di dar vita dura , specie durante le mie tre legislature al Senato della Repubblica, agli uomini del malaffare, ai faccendieri, ai concussori e ai corruttori, agli inquinatori delle coscienze e dell’ambiente, ai loro servili ruffiani, senza lasciarmi intimidire neppure dal tritolo, fortunatamente inesploso per mera casualità, con il quale mi volevano eliminare. Sono stato sempre critico anche con i Magistrati che non hanno svolto a pieno la loro nobile funzione, ma non mi sarei mai aspettato un verminaio così sconcertante. Ho sempre creduto e lo ribadisco, che Ella con la forza della Sua indiscussa onestà intellettuale e integrità morale, oltre che con la grande capacità culturale e professionale che la contraddistingue , sarebbe riuscita ad estirpare l’insidia delle “mosche morte”, quelle poche che, per adoperare le parole di Qohelet, riescono a guastare l’unguento del profumiere, così come poca stoltezza offusca la gloria di un sapiente e reca disdoro alle Istituzioni. Purtroppo, Ill.mo signor Procuratore le mosche morte in questa martoriata terra d’Aretusa non erano poche, bensì tantissime, un vero e proprio verminaio, capace di decomporre ogni forma di tessuto sociale. Sembrano essere rimasti coinvolti, un certo numero di Magistrati appartenenti a “correnti” diverse, altrettanti avvocati, anch’essi differentemente apparentati ed una ciurma di politici. Ciascuno appassionatamente rivolto alla contesa del potere e del denaro, non cogliendo e non apprezzando il valore della libertà e l’indipendenza da tale schiavitù. Nonostante tutto Ella è riuscita a limitare in qualche modo, per quanto Le è stato possibile, la totale disfatta delle Istituzioni. Leggendo le motivazioni della surriferita ordinanza del Gip messinese. mi chiedo cos’altro Ella avrebbe potuto fare da uomo seduto in quella così scottante poltrona di dirigente di un Ufficio dove, per usare le parole del Gip, dott.ssa Vermiglio, (vds pag. 315) si consumava “un contrasto scaturito dalle attività delle due fazioni di Magistrati” ? Nulla dippiù e nulla di meno !!! Si è meritato da parte di alcuni indagati l’appellativo di “vigile” in quanto con la sua attiva vigilanza rappresentava un poderoso ostacolo alla realizzazione del loro occulto disegno criminoso. Non mancherà all’onestà dell’opinione pubblica valutare l’adamantinità del Suo operato diretto a non creare ulteriore vulnus nell’Amministrazione della Giustizia pur facendo salvo l’adempimento dell’obbligo di promozione dell’azione penale, così come riconosciuto perfino dagli stessi indagati nelle conversazioni oggetto di captazione. Rinnovo quanto ho avuto già modo di affermare allorquando ebbi a riconoscerle in tutta sincerità, mutuando un’espressione di Eraclito il ruolo di primo guardiano “delle mura della città a difesa della legalità ”. Non posso non sottolineare in questa sede le Sue determinazioni, assunte appena insediatosi, a seguito della mia censura riguardante il sostituto dott. Longo, ove non mancai, già allora, di definire inquietante, così come oggi la ha definita il Gip di Messina, la condotta da costui tenuta durante lo svolgimento della requisitoria del PM dott. Pagano contro il M.llo CC Rizzotti, già in forza alla locale sezione di polizia giudiziaria. Non mancherà, inoltre, l’opinione pubblica di comprendere la Sua delicata posizione di dirigente di un Ufficio che era già nell’occhio del ciclone per una serie numerosa di procedimenti penali pendenti contro vari Magistrati. Toccherà adesso all’Autorità giudiziaria della città dello Stretto, poscia che Ella ha già messo a disposizione tutti gli atti relativi, far chiarezza e piena luce sul disdicevole contrasto tra le fazioni di Magistrati cui si è riferito il Gip in seno alla summenzionata ordinanza. Da parte mia non posso che reiterare, rimanendo a disposizione di quella Autorità Giudiziaria, quanto ho già più volte affermato con piena cognizione di causa in ordine a taluni reati perpetrati prima del Suo insediamento. Non è questa la sede per elencarli tutti ad uno ad uno, ma mi sembra doveroso evidenziare come taluno, in un passato non tanto lontano, si sia impunemente permesso il lusso, nella totale indifferenza di chi al tempo reggeva l’Ufficio e dei sostituti a lui più vicini, di poter egli vantare proficue “Entrature in Procura” al punto da spingersi a vibrare metaforiche coltellate contro i giornalisti rei di non aver assecondato i suoi desiderata di esponente politico di spicco. Confido nell’acume dell’Ill.mo Procuratore di Messina per giungere al disvelamento di tutte le nefandezze che le indagini fin qui svolte lasciano trasparire. Paradigmatica appare il contenuto della captazione di una conversazione svoltasi tra l’avv. Calafiore e il dott. Longo, ove il primo si duoleva del fatto che egli non avrebbe mai potuto tollerare che le 5 indagini svolte dai PM dell’opposta fazione fossero dirette e condotte da un avvocato di cui indica apertis verbis sia il nome che il cognome. Non appare azzardato, dunque, ritenere che all’interno dell’Ufficio si siano occultamente formate due fazioni di Magistrati l’una eguale e contraria all’altra. Basti porre attenzione al fatto che ciascuna di esse avrebbe subito la forte influenza, ne quid amplius diceretur, di avvocati e faccendieri vari. Si è giunti perfino al punto di promuovere, attraverso i propri referenti politici, due distinte e contrapposte interrogazioni parlamentari sullo stato dell’amministrazione della giustizia in Siracusa. Della prima se ne è avuta piena contezza all’esito delle attuali indagini, della seconda sarà necessario e doveroso, specie alla luce di quanto emerso dalle surriferite captazioni, svolgere serie ed approfondite indagini, alle quali, sono certo, Ella, Ill.mo Signor Procuratore, non mancherà nei limiti delle Sue attribuzioni di fornir e ogni più utile e proficuo apporto. Certamente, non sarà attività facile perchè occorrerà individuare i singoli responsabili di tali condotte, atteso che, e lo escludo a priori, non possono essere coinvolti tutti gli altri onesti e corretti sostituti addetti all’Ufficio, i quali, purtroppo, hanno anch’essi subito nocumento, pregiudizio e disdoro da quanto occorso. A tal uopo mi permetto di fornire uno spunto di indagine riportandomi alle denunzie in passato sporte e tutte impietosamente archiviate. Potrebbe tornare attuale l’esposto che mi permetto di allegare alla presente inviato in data 30 settembre ’14 all’Ill.mo Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, all’On.le Ministro di Giustizia, oltre che all’Ill.mo Procuratore della Repubblica di Messina. Nel rinnovarLe la mia stima con l’occasione la saluto con ossequio.
Avvocato Franco Greco