Politica

EX SPERO: C’E’IL PERICOLO REALE DI COSTRUIRE ENORMI PALAZZONI CON L’ECLISSI TOTALE DI ORTIGIA

A settembre 2011, sette anni fa, Salvo Ferlito scrisse le riflessioni qui sotto che oggi sono di estrema attualità visto che si riparla di ex Spero e che c’è al comando sempre l’ItalGarozzo, gli stessi che hanno consentito con un voto che i volumi esistenti venissero ampliati alla grande. Insomma, c’è il pericolo concreto dell’eclissi di Ortigia con la nascita della Spero Resort.

Una festa privata medioevale al Castello Maniace, il concerto di “beneficenza” di Bocelli (speso un milione di euro e se ne raccolgono trecentomila, adesso ditemi chi ha fatto beneficenza e a chi), la serata promossa dalle associazioni siracusane all’Ara di Ierone, e

infine il fantastico progetto Marina di Siracusa, ci svelano il filo rosso di questi giorni: La città è dominio privato di qualcuno che ne fa quello che vuole. I quattro contenitori hanno un comune denominatore: l’incuria e l’abbandono, la non fruibilità per assenza di servizi e di personale, in una parola: lo stato comatoso in cui versa Siracusa da qualche anno. Il criterio dell’assegnazione di questi spazi, per una sera, per due, per sempre, è sempre criptica e quando si cerca una spiegazione essa è accompagnata dall’ennesima argomentazione riguardo alla crisi economica e ccupazionale. La solita cantilena da disco rotto tipica di chi non ha progetti se non quelli che riguardano specifici interessi economici e politici di gruppi di potere che gravano sulla società aretusea. Ogni motivazione può essere presa per buona, ma nessuna giustifica il suicidio. Mettiamola così: alcuni entusiasti associazionisti, verso cui va la mia simpatia, decidono, dopo l’ennesima fregatura come Bocelli al Teatro Greco, di battere con vigore la richiesta di spazi per la cultura cittadina e s’intesta la lodevole iniziativa di ripulire dalle sterpaglie il monumento dell’Ara di Ierone. In cambio chiedono una serata da dedicare alla creatività locale. Fin qui tutto regolare, la richiesta è lecita, le associazioni si autotassano e ottengono l’autorizzazione per la serata. Essa avviene con grande riscontro di pubblico e, fortunatamente, senza nessun incidente. Non perché voglia pensare al peggio, ma non capisco come si sia data l’autorizzazione della serata senza aver messo in sicurezza lo spazio! Un elemento che mi faceva dubitare sulla possibile realizzazione dell’evento era quella dei costi relativi alla sicurezza e alle infrastrutture teatrali. Quello spazio, che conosco bene perché lo inaugurai con un mio spettacolo nel lontano giugno del 1982 del Quartetto di Beethoven di Mosca, che vedeva un giovanissimo Bashmet, attualmente il più grande violinista del

mondo, è difficile da controllare e garantire. Vi sono buche e diversi livellamenti ed è facilissimo avere incidenti, anche di portata grave.

Quindi la solfa è la stessa: con quanta e quale facilità è stata data l’autorizzazione e chi ha controllato le strutture? Alle associazioni siracusane umilmente suggerisco: non fatevi gabbare, tenervi nell’illegalità fa comodo solo a chi gestisce e non a voi, pretendete che gli spazi siano messi in sicurezza! Saltiamo a piè pari il Teatro Greco e la festa al Castello Maniace, poiché alla fine ci accorgeremo che stiamo parlando sempre della stessa cosa, la continua gestione della cosa pubblica come se fosse il tinello di casa. La Marina e la proposta di riqualificare la Ex SPERO, in nomen omen, ebbene si potrà sperare tanto, anche se ho il sospetto che non sia lo spero in questione un verbo, ma un acronimo, e il progetto presentato da un pomposo testo che recriminando il diritto del waterfront della città ne propone in sostanza il suo rovescio. Lo stabile di fatto, assieme ad alcuni magazzini, recinti e materiali di risulta blocca l’accesso al fronte marittimo. A Barcellona e nella stessa Catania, dove ho seguito l’opera degli architetti catalani Bohigas e Martorell, senza nessun dubbio di smentita, si cominciava da un progetto urbanistico globale del fronte marittimo, quindi i progettisti avrebbero disposto la rimozione delle barriere al mare (edifici, magazzini, recinti, discariche) si sarebbe creato un lungomare con marciapiedi larghi venti metri e la spiaggia (artificiale) con i servizi annessi. Una volta progettato lo sbocco al mare di tutto il territorio, si sarebbero pensati gli investimenti pubblico-privato per l’edilizia commerciale e abitativa, i porti e centri commerciali. Ma la condizione obbligatoria è che il waterfront sia LIBERO da edifici e dalla cintura ferroviaria, in questo Siracusa è avvantaggiata rispetto Catania, perché a suo tempo, fu spostata la stazione ai Pantanelli liberando kilometri di costa. Per fare tutto ciò ci vuole: un sindaco capace (Maragall a Barcelona, ci provarono Bianco e poi Scapagnini a Catania ma tutto è fermo sulla carta) e vi è bisogno anche di progettisti che vadano a definire un piano su larga scala, dove anche i dettagli siano visibili. A Siracusa si prova ad operare tutto al contrario, si parte da un edificio che blocca l’accesso al mare, lo si vuole restaurare in nome di una improbabile archeologia industriale e poi non contenti si vogliono interrare 40.000 metri di mare per farne centri commerciali con la patetica giustificazione che:

(…) l’accentuato andamento curvilineo della linea di costa, che in questo punto crea un ansa, avrebbe reso le strutture

portuali pressoché invisibili dal centro storico d’Ortigia e non percepibili dal Parco archeologico della Neapolis, queste ultime “CORE

ZONE” per la UNESCO. (…) Traduciamo dall’inglese maccheronico usato ad arte nel materiale illustrativo di “Marina di Siracusa” per confondere le idee: L’UNESCO tutela la nostra città come Patrimonio dell’Umanità e la struttura in questione per questo dovrebbe essere nascosta dalla visuale d’Ortigia e da quella del Parco archeologico, perché quelle due aree sono interessate dalla tutela pena la cancellazione della nostra città dall’elenco dei siti protetti.

Inoltre l’insediamento che si pensa di creare interrando una parte di porto bloccherebbe di fatto l’accesso al mare e il valore dei terreni di proprietà dello Stato dove vi è l’Aviazione Militare, e in caso di vendita, per un effetto domino potrebbero essere acquistati a modico prezzo solo da due reali compratori. Non voglio farla lunga dicendovi cose che tutti sapete, Cicerone, Goethe e mille altri hanno scritto sui nostri due porti e la bellezza va conservata e protetta. Altro errore comune a chi ha amministrato la nostra città è quello di pensare che Siracusa debba attrarre solo un turismo di facoltosi. Potrebbe essere anche vero, ma il criterio di selezione della proposta turistica oggi viaggia seguendo

altri indicatori. Per Siracusa vi è un grande futuro per un turismo colto e consapevole e le prime palle al piede da cui bisogna liberarsi è la zona industriale, poi bisogna liberarsi di una certa classe imprenditoriale troppo legata alla disinvolta gestione dei rapporti con le Istituzioni e poco attenta alla proposta culturale e infine da questi chioschi a gestione familiare che sono gli Enti Locali.

Se poi si vogliono attrarre capitali, so che la nostra città riscuote l’interesse del mondo finanziario russo (l’unico in reale salute), bisogna puntare su efficienza e celerità amministrativa, sicurezza e pulizia, cose che purtroppo al momento risultano carenti a casa nostra. In poche parole, maggiore trasparenza, legalità e rispetto del vincolo aiutano uno sviluppo graduale ed omogeneo delle attività economiche e del territorio.

L’imbroglio, il sotterfugio, l’escamotage, servono solo a pochi e per poco tempo.

Alla fine paghiamo sempre noi, o meglio, le nostre generazioni future.

Salvatore Ferlito