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MA SE ITALIA E GRANATA FACESSERO UN VIAGGETTO A PALERMO, DAL PRESIDENTE MUSUMECI, FORSE QUALCOSA LA PORTEREBBERO A CASA

Il fatto che Siracusa sia conosciuta in Sicilia come la provincia “babba” non è solo un modo di dire. Vista da fuori, la nostra città ma soprattutto i siracusani, sono valutati come gente sempliciotta, provincialotti con l’aria da grande metropoli e portatori di una magnifica storia che risale a un tempo che fu. Considerando anche come siamo stati spogliati dallo Stato con la dismissione della sede di Banca d’Italia, delle Caserme, dei treni a lunga percorrenza che partono quasi tutti da Catania. Dalla Regione, con la Cancellazione degli uffici provinciali e della Provincia stessa, della Camera di Commercio, del Parco Archeologico che non si fa. Anche la vicenda della Piazza d’armi del castello Maniace e sintomatica di come le decisioni sull’uso del territorio è presa in altre sedi che a Siracusa . Il flop più clamoroso dei siracusani e di chi ci amministra è però la condizione della portualità che, sull’altare dello sviluppo turistico, ha  fatto perdere una delle fonti economiche più importanti della città anche i termini occupazionali. Il 2018 era stato pomposamente proclamato dall’ex Giunta Garozzo, vice sindaco Italia, l’anno del rilancio delle attività portuali con l’arrivo di navi da crociera e dell’incremento delle attività nautiche da diporto avendo completato due infrastrutture fondamentali: i nuovi approdi della Marina/Foro Italico e la nuova testata del Molo S. Antonio. I risultati, a oggi, sono che alla Marina sono diminuiti gli approdi di Yacht, anche per effetto del pescaggio che è diminuito anch’esso e vista la mancanza di azioni di promozione nel settore, quest’anno abbiamo visto decine e decine di natanti che hanno preferito ancorarsi al centro del porto piuttosto che in banchina. Per quanto riguarda le navi da crociera, abbiamo avuto nell’intera stagione, arrivi a spot, senza programmazione e nel complesso, il numero complessivo di navi, non è stato quello sperato. Ecco, il termine più consono alle attività croceristiche in quel di Siracusa è SPERANZA. Bisogna sperare, pregare e avere fede in Dio, perché gli uomini qualche incapacità ce la stanno facendo vedere. Speriamo pure che l’assessore Granata, che in passato ha molto battagliato per il rilancio del porto grande di Siracusa, che bacchettava Garozzo e l’intera Giunta per la faccenda del cemento depotenziato usato per lavori alla Marina e poi faccenda rivelatasi un bluff, speriamo che, dall’alto della sua esperienza politica, ci faccia vedere e sentire che il porto non è morto e che ci sono nuovi programmi di sviluppo. Speriamo anche che, il Sindaco Italia scriva qualche letterina al Presidente della Regione per licenziare definitivamente il Piano Regolatore del Porto di Siracusa e se vuole fare di più, potrebbe anche posare la penna del poeta e recarsi di persona a Palermo, per tornare con atti concreti in mano. Scelga Lui da cosa iniziare come richieste da fare a Palermo. C’è solo l’imbarazzo della scelta e a Lui, non è consentito essere imbarazzato: è il Sindaco. I siracusani sanno per certo che senza uno sviluppo delle attività portuali, qualunque esse siano, non c’è futuro per una Città che da 2751 anni ha vissuto tutta la sua storia proprio perché il mondo di allora sapeva che in questi luoghi c’è il più grande porto naturale del mediterraneo. Magari un’occhiatina sul come mai i lavori al Molo S. Antonio non si sanno quando finiranno, qualcuno degli Assessori di Italia, se il Sindaco è in altre faccende affaccendato, potrebbe anche darla. E a dirla tutta, avere notizie sull’area dell’ex Marina di Archimede, del destino dell’area ex Spero, del recupero dell’area ex Playa, non ci dispiacerebbe. A pensarci bene forse, la definizione di Provincia Babba, ci calza a pennello.

Enrico Caruso